Francesco, praticamente solo all’anagrafe, Franco, per famiglia ed amici, Limite. Nato a, chiedete? Se avete letto il titolo, lo avrete capito! Quando, non sottilizziamo, vi basti sapere che sono un “diversamente” giovane. Studi regolari (ma non sono stato un secchione: mi appassionavo e approfondivo solo le materie letterarie, matematica e similari, tabù assoluti) fino al raggiungimento della Laurea in inglese con propositi d’insegnamento. La vita, ma non è il luogo per dettagliare, mi deviò -direi- mi impose di fare un’altra scelta: entrai all’ATI come assistente di volo. Non era e non è diventata una passione neanche al passaggio in Alitalia, ma non posso negare che ha consentito a me e alla mia famiglia un discreto livello di vita. Moglie una, basta e avanza, ma non glielo dite... e due stupendi (ovvio) figli. Passioni, due: 1) ‘o pallone (scusate se comincio a scrivere in napoletano, ma così vi abituate!) e, 2) il teatro, quello classico, napoletano, in particolare. Nessuna delle due perseguite per farle diventare lavoro: gioco da bambino il primo, poi sport dilettantistico e per piacere, abbandonato per rottura legamento crociato a 40anni, hobby da giovane ed adulto, il secondo, con soddisfazioni grandi in ambedue, parlando, ovviamente, di sfera personale. E la passione scoperta da grande: la poesia. Inizio a scrivere per innamoramento. Ero militare ed ero triste sia perché odiavo quel mondo, non capivo quell’obbligo, mi ripugnavano le armi ma soprattutto mi mancava la famiglia e la mia giovane fidanzata, poi diventata mia moglie. E presi a scrivere “versi” per lei. Li conosciamo solo noi. Sono il ns. segreto. Scrivevo in italiano, niente di che, devo dire. Poi una svolta, un incontro che mi portò a scrivere in dialetto. Non ho più derogato. E, devo dire, non per scelta, la cosa oltre che venirmi naturale, mi risultava facile, non mi imponeva particolari struggimenti mentali. Ed allora, nel primo caso senza neanche pormi il problema di trovare un editore, ma magari non l’avrei trovato, pubblico, in self publishing, (ma non lo dite a Rampelli, do you know what I mean?) la raccolta di poesie: So’ ppoesie o songo fetenzie? E, costretto, dopo che un editore che sembrava interessato, mi fece una proposta capestro che rifiutai, feci la stessa cosa con il secondo: Patologicamente napoletano, che è in parte all’origine di questo libro e del prossimo, già scritto, ma accantonato di fronte a questa esperienza, per me nuova ed emozionante, rappresentata da questa proposta editoriale. Per completare il mio modesto curriculum “artistico” cito tre commediuole, una da un’idea di mio cognato, Sasà: …E facimmo na cummedia, un successo a livello dei nostri rispettivi quartieri, ‘O zì’ d’America, vincitrice di un premio di teatro amatoriale e A.A.A. cercasi, rielaborazione di un atto unico sempre del suddetto cognato. E alcuni premi a concorsi di poesia di livello campano e non solo (premio Poesia Napoli, Guida editori). Di due di essi vado particolarmente fiero e vorrei, in conclusione, citarli: Premio Totò, dove fui premiato dalla figlia, Liliana ed il Premio poesia dialettale, presidente di giuria Salvatore Palomba (autore di “Carmela”) dove fu lo stesso Poeta a premiarmi. Ricordi indelebili! Chiudo con una speranza/auspicio: finita questa splendida avventura, mi auguro che la casa editrice che mi ha fatto questo regalo, voglia ripetersi col prossimo libro che proporrò ad essa. 

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