Maria di Loreto Roberto nasce a Napoli nel 1965, e qui ha vissuto i suoi primi venticinque anni. Fin da giovane, ha coltivato due grandi amori: la Letteratura e la Musica.

S'è laureata in Lettere nel 1987, ma parallelamente ha coronato un sogno conseguendo il Diploma di Pianoforte al Conservatorio San Pietro a Majella.

Nel 1990, l'anno in cui si è sposata, ha lasciato la sua città per trasferirsi a Vico Equense, nella splendida penisola sorrentina, dove attualmente vive.

I suoi primi passi nell'insegnamento li ha mossi appena diciottenne nelle scuole medie della provincia di Napoli, iniziando come docente di Educazione Musicale. Presto, però, ha sentito una profonda vocazione verso l'inclusione, specializzandosi come docente di sostegno per persone con disabiltà fisiche e psichiche a seguito di un corso polivalente.

Tra il 1987 e il 1999 ha vissuto un'esperienza professionale fondamentale presso l’Istituto Banchi dei Padri Barnabiti a Napoli, un luogo che ha plasmato la sua identità come docente di Materie Letterarie. E in quegli anni, precisamente nel 1994, ha vissuto la gioia immensa di diventare madre di Martina, una bambina bellissima che ha scelto di percorrere le sue stesse orme.

Con il superamento del concorso a cattedre, la sua carriera di ruolo ha preso il via, prima alla scuola media Di Capua di Castellammare, e poi definitivamente nelle scuole superiori: dall’Istituto professionale Galilei di Torre Annunziata, alla sede coordinata di Vico Equense. Gli ultimi anni del suo percorso, conclusosi dopo 43 anni di servizio, l'hanno visto approdare all’Istituto Tecnico Nautico Nino Bixio di Piano di Sorrento.

Ha sempre pensato che il compito di un insegnante non sia solo quello di “trasferire sapere”, ma di lasciare orme, anche lievi. Non basta offrire strumenti, bisogna offrire fiducia. Bisogna nutrire la curiosità, accendere il senso critico e coltivare la bellezza, perché è questo che resta.

Non sempre ha avuto risposte immediate, è vero. Ha imparato, però, ad apprezzare i silenzi, a credere nei semi che maturano in ritardo e negli sguardi che dicono più di mille parole. L'insegnamento le ha insegnato la pazienza e l'attesa. Oggi, guardando indietro, se pensa ai volti, ai nomi e ai passi incerti che ha accompagnato lungo la strada, sente che quella strada è stata profondamente anche la sua. E se ha lasciato, anche in un solo allievo, almeno una scintilla di pensiero, una domanda in più, o semplicemente un ricordo gentile... allora sì, può dire di aver davvero raggiunto il suo traguardo. Perché, come ha sempre creduto, insegnare non è solo lavorare nel tempo presente: è abitare il futuro degli altri, con discrezione e con cura. È sapere che, da qualche parte, anche solo una sua parola continua a camminare.

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